giovedì 10 giugno 2010

quaranta notti.

erano cent'anni di solitudine,i nostri.
l'ho capito proprio ieri mattina,quando seduti su quattro scale ci siamo scmbiati le vite.
vedi,com'è semplice sentirsi vivi?
è così bello accarezzare pensieri lontani insieme,sulla stessa barca,in un mare in tempesta.
rotolavamo ancora spogliati dalle nostre paure e correvamo giù per discese che portavano a baratri vuoti,ampi,come i nostri cuori malandati.
non troveranno mai,una medicina per i nostri cervelli malati.
siamo malati terminali di amore,sogniamo mondi migliori in fondo alle strade,seduti dentro a cassonetti del rudo,buttiamo via tutto il marcio del mondo.

proprio ieri,mentre tornavo a casa e sentivo l'asfalto liscio rubarmi un pò di energia,ho chiuso gli occhi e ho ripensato a tutti gli attimi salvati nell vene.
fanno parte del nostro patrimonio,saranno cerotti in momenti di sconforto,saranno aquiloni che continueranno a volare,anche in mancanza di vento.
perchè si sa,bisogna essere bravi.il vento non c'entra niente.
e noi lo siamo.lo siamo da morire.
da morirci dentro a questa voglia di vivere,da piangerci sopra a tutte le paure.
siamo cassette di film vecchi che stringono il cuore,siamo piedi scalzi e dolenti che continuano a camminare con il sole in faccia e il freddo nelle vene.

la città presenta sempre facce diverse.e l'ho capito solo ora,mentre l'autobus che non passa mai per la solita fermata ha scaricato tutta la stanchezza nello smog.
rimane solo il gas,nell'aria.
rimane solo la nostra voce,nell'oblio.

siamo rimasti solo gesti,e voce.
memorizziamo la voce delle persone,per riconoscerle.azioniamo percorsi che si spiegano solo a parole.
perdiamo innumerevoli quantità di lettere nell'aria,non conserviamo niente,sprechiamo parole su parole e siamo felici di non vendere sorrisi.
il vento soffia dentro noi,e noi soffiamo fuori parole.
senza attaccarle accuratamente al cervello,per riaverle indietro.per non lasciarle orfane.
basta un secondo per parlare,e un anno non basta per ricordare tutto.
non bastano più le cassette colorate che ci regalavano le nonne per contenere tutta una vita.
perchè la vita si prede gioco di noi.
è sia lunga che effimera.
è sia concreta che terribilmente astratta.
ma questo lo capisci solo dopo che impari a conoscere la strada.quella che ti porta lontano,quello su cui devi fare i conti ogni giorno.
sprechiamo parole,questo sì.
ma siamo sempre alla ricerca di parole che non arrivano,che non vengono imbucate in modo corretto.
siamo alla ricerca di quartieri in cui sentirsi parte di qualcosa.
in cui non saremo dimenticati come cani alle due di notte.

ci toccherà di amare quello che siamo,come siamo.
nonè facile,è vero.
ma siamo tutti dei ricci,a cui manca l'eleganza.
siamo animali in cerca della nostra ragione di vita,in evoluzione in un mondo sempre troppo arretrato.
mai più ci staremo dentro alle righe,staremo sempre fuori.d'ora in poi.
impariamo a tenerci stretti i giorni,il tempo corre e non si può fermare.
mille anni ancora,e la nostra anima è proprio un bell'inganno.

ed è una gran fortuna avere ancora tutto da perdere.
una di quelle fortune che vedi attaccate nei cartelloni fuori di casa.
continueremo a ridere a dirotto,vicino ai destributori automatici di speranze.
sempre,con lo stesso pensiero tra le mani.
ce ne andremo un giorno,ma non coltiveremo assenze.lasceremo solo l'alone dei nostri sogni stampato sul marciapiede.

me ne vado capito?
lontano,su,al nord.
ma il tempo è sempre troppo arrogante.
non lascia il tempo di rendersene conto,questa tempo.
continua a far morire gente,mentre noi ci sentiamo immortali.
e ci ritroviamo sfrattati a vivere sotto un ponte,potendo finalmente vedere le stelle.
senza limiti per i nostri occhi.
e intanto mi spiegherai che bene ti ha fatto questo amore incondizionato,questo senso di libertà trovato in qualcun altro.
tu,non eri nessuno,prima di essere te stesso.
non eri nemmeno aria,eravamo solo pensieri.
e i pensieri,non sempre fanno bene.

vorrei che queste mie parole ti servissero per qualcosa,almeno per respirare.
vorrei farti capire che una cosa è certa.
non si muore tutte le mattine,si muore una volta sola.

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