domenica 26 dicembre 2010

joka päivä.

In realtá era ieri sera. le ore sono giá passate e il buio si é giá sciolto.
siamo accora attaccati alla finestra per sentire il gelo entrare nelle ossa e aspattera un altro buio.
come si puó essere felici al buio? si puó,te lo dico io.
la notte ha sciolto con se tutte le paure e i brutti sogni che senza un perché erano diventati ragnatele troppo fitte da poter sconfiggere.
ti prendono cosí i brutti sogni.appena decidi di chiudere gli occhi e lasciar passare le ore.
ma ho espresso mille desideri, insieme a queste ore.
ho chiesto in mille lingue che questo tempo non finisca.
non ho paura del tempo che passa, ma non voglio che per una volta finisca.
tutto girava cosí veloce, sognavo di non aver tempo di prendere in mano quella biro e scrivere, sognavo che tutti i certificati non arrivavano e dovevo correre piú veloce del tempo per essere irrngiungibile.
sognavo che quelle parole straniere non venivano mai capite e sentivo che dormire non era la cosa migliore da fare.
guardavo la finestra e il buio entrava in quelle coperte, ormai mie.
in quella stanza di questa casa che é mia.
é qui la mia vita.
la mia vita é qui ormai da 131 giorni.
la mia vita é questa, la mia vita é qui.
la mia vita?
non dormiró piú, non mi sveglieró piú.
non guarderó piú il calendario e spegneró la luce.
ho sentito il peso dei giorni che scivolavano giú dalla schiena.
per la prima volta ho sentito concretamente il tempo scivolarmi via dalle mani.e le cose da fare e cpire sono talmente tante che le ore di sonno verranno sostituite con le solite corse alle 2.03 di notte lungo viali bui coperti di neve.
la mia vita é qui, la mia vita é questa.

suomesta rakkaudella.
katson teille täällä, koska tässä on minun elämä.

mercoledì 15 dicembre 2010

il tempo non deve finire.

ja sitten luulen että aika on liian nopea.
mutta haluan kiittää kakkille varmoja.
mukaasi kakki on helpompaa.
ei pääty mihinkään,lupaan teille.

en ymmärän.

Tra un´ora e l´altra penso che tutto stia davvero andando allo sfascio.
ho letto la tua lettera, avevo le mani gelate per i troppi gradi che ormai non ci sono piú.
se le cose te le dicono in un´altra lingua, non cambia niente. dal momento che puoi capire, dal momento che, capisci che sarebbe stato meglio non capire.
non lo so, ormai, dove finiremo.
forse dentro una bolla con cartelle elettorali di voti comprati.
forse siamo giá finiti, come cartucce di biro eleganti che dopo un pó arrivano alla fine, e devono essere cambiate.
ma qua non cambia niente, se non le nostre vite che vengono cancellate troppo facilemnete come disegnate su un pezzo di carta a matita.
siamo giá finiti, forse. e non ce ne siamo resi conto.
forse, tra montagne di detriti costruiremo le prossime case che al primo soffio di vento verrano sbattute a terra. per poi essere ricostruite con false promesse e sorrisi che tirano gli schiaffi.
(re)agire é difficile quando hai il petrolio fino al collo.
ritorniamo ad essere immersi nel petrolio, per non dire nella merda.
per non dire tutte le parole che avrebbero dovuto essere dette solo per dire che la veritá non é mai stata detta.
ma sono come coltelli che non fanno piú male.
ed é difficile pensare al meglio quando sei in una strada a senso unico.

ma non posso smettere di pensare e di sperare che altre foglie cadranno, e altra neve coprirá rumori velenosi. non posso smettere di sperare in qualcosa di migliore in questo paese che di strade ne ha davvero tante, e le opportunita non sono mai state negate,a nessuno.
rimaniamocene qua,noi.
che qua il futuro esiste.

mercoledì 10 novembre 2010

nevica.

mi sono appena girata, dopo aver sentito il tuo profumo sulla faccia.
hai giá lasciato la scia dietro di te, non vedo piú niente. se non le goccie di profumo del tuo odore sulla mia faccia.

attimi, bruciati.
non correre piú tempo, non ce n´é piú bisogno.

lunedì 11 ottobre 2010

Petrolio.

seconda volta, secondo turno.
secondo momento nel quale riesco a dividere il tutto dal niente e trovarci qualcosa, lí nel mezzo.
eppure il tempo corre sempre cosí veloce come su binari pieni di qualcosa che impedisce di restare fermi in questo momento.
siamo come petrolio che si scioglie al sole e diventa incandescente al buio.
siamo confusione nel futuro dietro le porte.
siamo niente, immersi in questo tutto.
non lo so,ma forse sí.
inizieró a sentirmi un pó piú parte di un niente.
forse sí,decideró di essere pronta per poter rappresentare qualcosa che ho sempre detestato.
forse sí,o forse piú semplicemente la prossima volta lasceró che quelle lacrime scendano, al suono di quelle parole conosciute da me in una fredda terra straniera.
non apró piú i giornali da tempo, la distanza ha deciso di usare le pagine piene di inchiostro nero per poter accorciare il tempo.
siamo come uccelli migratori che hanno perso la direzione, immersi nel nostro petrolio.
non proviamo piú invidia per mondi lontani perché abbiamo deciso di trovare qualcosa di meglio in questo.
ma nonostante tutto, sbatteremo ancora la testa contro i muri delle vostre cittá piccolo-borghesi, costruite su certezze che sono state usate come calcestruzzo per i vostri sogni inutili.
non piangeremo piú perché le lacrime saranno ghiaccio per i polmoni asmatici, ma non molleremo mai, mai piú la lotta.
fare canestro. in quel muscuglio di parole proferite in un microfono falso come le vostre idee e in intercettazioni telefoniche per scoprire i segreti piú ptofondi.
il futuro é nostro.e c´é.
il futuro e lá, e qualche volta anche quá.
il futuro é confusione, e noi siamo solo pedine di un gioco troppo conosciuto che devono rimetter a posto tutto.
con le nostre piccole mani sentiremo il freddo come braccianti frustrati da padroni che rappresentano quel governo che non ci ha mai rappresentato.
ci ribelleremo, per poi morire, o vincere.
ma qualcuno ha detto che in una vera rivoluzione o si vince o si muore.
e questa, questo mio viaggio, questo essere lontano e terribilmente troppo vicino, é una rivoluzione. mia, prima di tutto e tutti.
e quindi.. o vinceró o miriró.

siamo come petrolio che blocca le parole.
siamo confusione in un universo di silenzio e calma.
non siamo piú al riparo di un cielo lontano.

sono andato dove il vento mi chiama.

mercoledì 25 agosto 2010

poeti sgangherati.

sono giorni di finestre adornate e anime salve esposte al freddo vento del nord.
ho poche ore per pensare,quelle che bastano per rendersi conto che la natura puö offrirti tutto quello di cui hai bisogno.
ho scordato il giorno e le ore sono solo punti fissi nell´orologio che non voglio controllare.
impari,ogni giorno,ad imparare cose nuove.
e con queste cose costruisci nuovi pensieri e nuovi nomi.
non lo so perche' sto scrivendo.ma forse ho bisogno di parlare con me stessa e capirmi fino in fondo.
e´strana la sensazione di quando non capisci,di quando per la prima volta sei costretta a capirti,a fare i conti con te stessa ogni volta che per sbaglio ti guardi allo specchio.
e´strano camminare su una terra straniera e aver tutto da fare da sola.
costruirsi strade da sola,rincorrere persone per urlargli che vuoi fare amicizia,che il tempo va speso insieme,non in un angolo ad aspettare che la vita ci calpesti.
un mezzo anno,sicuramente,impagnativo.
gli alberi non parlano e le foreste nascondono pensieri positivi che traffigono il cuore quando ancora,fuori dalla finestra,non si e´fatto buio.
ma come posso rincorrere il tempo senza avere paura?
mi devo immergere into the wild.
senza pensare che pensare fa male.
scrivo senza freni per sentire le vene cambiare colore.
capire chi ti sta intorno non e´mai stato cosí difficile.
ma e´meglio cosi´. e´ meglio non capire la lingua e scavare nel cuore delle persone.si possono racchiudere maggiori segreti.si possono sentire piu´vicino i sogni.
ma ora vado.
e non torno piu´.
ora vado e lascio solo la scia di pensieri e paure,dietro di me.
lascio solo quello che non voglio sentire vicino.
e tutta questa civiltä,questo bisogno di sapere,fare e diventare..costringe l´uomo a misurarsi con ambienti e situazioni piu´grandi di lui.costringe e modella l´uomo in modo da conformarlo e renderlo una marionetta migliore per tutto e tutti.
e questo distacco dalla civiltä e´cio´che serve per sentirsi piu' puliti e meno oppressi.
lontano da quel bisogno di sentirsi qualcosa che consuma,e basta.
non avrete soldi e gloria,ma non avete scorza.

e anima.
non torno piu'.
resto qui´.
per sempre.

martedì 17 agosto 2010

here we are.

dalla prima cosa all'ultima grazie,attraverso queste poche ore ancora in terra italiana.
non voglio pensare a come è iniziato tutto,ho già pianto tante lacrime donate a terra.
ci vediamo quando la neve sarà alta e i miei pensieri diversi.
ci siamo,è il nostro momento.
è il mio momento.
sono mesi che aspetto di dirlo.

ci vediamo fra sei mesi.
un ultimo respiro profondo.
poi..più niente.

domenica 15 agosto 2010

da zero a dieci.

forse resteremo fermi,con i nostri vestiti bagnati,come ieri mentre cercavamo di avvicinarci alla macchina.
rimaremmo immobili,sotto la pioggia che in questo giorno di metà Agosto continua a cadere,forse per farmi abituare ad altri climi,forse non lo so.
forse cambieremo talmente tanto che ci renderemo conto della lentezza del tempo e tutto sembrerà così piatto e immoile da farci urlare di paura.
e forse tutto quello intorno a noi rimarrà talmente uguale a prima che ci sembrerà di aver vissuto due volte.
torneremo e tenteremo di inserirci in una società che prima era nostra,continueremo a stare sopra le righe e non condivideremo più niente di quello che ora ci va bene.
torneremo,tuttavia,ad inserirci in realtà troppo strette.
sentiremo la nostalgia che ci prenderà fin nello stomaco e vomiteremo allegria e stati d'animo confusionari.
forse,non recupereremo niente.arriveremo alla fine dell'anno con tutto incerto e saremo in bilico per l'ennesima volta.
o forse no.
prenderemo 33agli scritti e usciremo con il solito insoddisfaciente voto dall'esame di maturità e ci chiederemo come hanno fatto quelli che hanno preso più di 40,negli scritti,e il conseguente voto dell'orale.
ci sentiremo liberi di poter uscire dalla solita realtà che ci ha tenuto stretti per anni e rimpiangeremo in silenzio i cinque anni di liceo già volati insieme al vento.
o forse non andrà così,ma esattamnte il contrario.
ma di saperlo ora,proprio non mi interessa.
ci sono così tante cose da stringere nella mano che,ora come ora,non sento la necessità di sapere se ce la farò oppure no.
non mi fermerò mai,questo è certo.
beati voi che sapete sempre chi siete.
io ho bisogno di leggere una fotocopia,per ricordarmelo.
ma intanto i giorni passano e io sento l'adrenalina nelle vene.
e mi basta,mi basta da morire.
non mi ricordo quasi mai niente e i progetti ce l'ho scritti negli occhi.
perdo orologi come lacrime lungo le guance.
ma per ora,va bene così.
lascio che il silenzio di deserti lontani mi prenda con se e resto in silenzio.
ho tante cose da dire quando sarò arrivata.
e quindi..mai paura.

da zero a dieci.

sabato 14 agosto 2010

come aria.

avevo una bella frase,in testa,ieri notte.ma i fumi delle ciminiere cancellano i dubbi e avvolgono con una nuvola di certezza.
non lo so,davvero,come sarà.
scrivo lettere che sfiorano i chilometri e cerco di mischiare il dolore addominale con il cuore che batte.
inizi a sentire l'inizio quando la luce entra dalla finestra e senti che si irradia nello stomaco.e non vuole andare via.
sono processi digestivi molto lunghi,non finiranno mai.
ma poi penso a come sarà una volta atterrati in terra straniera,a come sarà girare l'angolo e vedere i volti delle foto che iniziano a parlare.a prendere forma,nella la testa e negli occhi.
credo che la paura serva,ma quel poco che basta per avere il coraggio di rischiare.
credo che questa pioggia ci porti il profumo dell'ebano lontano e credo che sia importante credere di essere forti,e di potercela fare,qualche volta.
credo che bisogna stringere i denti e andare fino in fondo per non deludere se stessi.
e credo che forse subito non ce la farò,ma poi piano comincerò a girare come le lancette di un orologio nuovo e allora tutto sarà più liscio.
penso al fatto che non mi sembra vero e che,in fondo,quattro giorni sono davvero pochi e di cose da stipare nel cuore ce ne sono tante.ma l'importante è avere vuoti gli occhi.si rempieranno poi.
quante albe ci separano,quanti fiocchi di vene appannano la vista.quanto correrà il tempo,inseguendo sensazioni lontane.
e cosa fai.resti fermo?
non piangi neanche?non dici nemmeno grazie?
siamo treni che vanno e maledettamente tornano.

lunedì 9 agosto 2010

discorsi.

i tramonti sono come occhi che si chiudono per il troppo sonno causato dalla vita.
i libri,però,non ti insegnano come respirare.gettano spunti come sassi sull'acqua e bisogna essere tanto veloci quanto delicati per riuscire a coglierne il vero significato.
dobbiamo salvare gli occhi.dobbiamo attendere risposte insignificanti.
una volta che ti svegli,non ti addormenti più.provi solo un senso di smarrimento,come quando passi la mano tra le spighe di grano e questa inizia a provare una sensazione di solletico.
ed è bello tornare a casa e sentire le proprie certezze mischiate,e il proprio profumo confuso con un altro.
mi rifugio in ore non mie pensando che in fondo l'inizio è vicino.me ne rendo conto più di quanto non ci pensi.ed è davvero forte il formicolio che sento nelle vene ogni volta che provo a pensare.
ma non ci sono mappe stradali dei nostri sentimenti,nè libretti d'istruzione per le nostre emozioni,bisogna lasciarle correre lungo i fili degli autobus.e immaginarsi nuovi,diversi.
non ho ancora pianto.nemmeno una lacrima.
devo ancora salutare tutti quelli che,chi volontariamente chi involontariamente,mi aspetteranno dietro i loro banchi bianchi.
e chissà se suderemo tutte le nostre forze per urlare,o per piangere.oppure per farci spettinare i capelli.
e chissà se sarà più facile di quanto sarà difficile.
e chissà.
dopotutto,credo che per credere ci voglia molta energia.e l'uomo,ne ha davvero tanta.di energia.
che poi stavo pensando che manca solo una riga al calendario,ora.
e mai avrei pensato di arrivarci con i saldali e le mani tremanti.
sono gli inizi che spiegano le fini.sono tante cose accumulate,questo susseguirsi di istanti,che quasi non riesco a crederci.
a quali devo molto,alle quali non trovo spiegazioni.
mi dispiace,ma non ti dirò come mi sento.perchè in realtà,non lo so.
tuttavia continuo a spegnere la luce ogni volta che esco e a riaccenderla ogni volta che entro,o forse il contrario.perchè non controllo più i movimenti.
non controllo più nemmeno la mia vita.
ma non importa,per questa volta non importa.
sono pornta a saltare,e ad atterrare,in qualche modo.
sono pronta.

mai paura,che meno ne hai,meno ne avrai.

sabato 7 agosto 2010

come fossi niente.

quante vele in mezzo al mare.e quante stelle da contare senza perdere gli occhi.
ci stavo pensando ieri,quando,mentre camminavamo sopra il ponte in un'ora fredda della notte,il vento soffiava piano.
come ogni presentimento.
non lo so,il perchè.ma è tutto così piano,lento che un pò disarma,toglie le parole.per rendersene conto,per cominciare a parlare.
non credo nel fatto che non bisogna farsi aspettative.
io ne ho,e davvero tante.
e so che saranno superate,come il treno che passa davanti e spettina ogni certezza.
non ho certezze,ma aspettative sì.
non ho timore,ma paura sì.
quella normale,quella sana.
il tempo,ora,mi sembra così poco.ma sono solo il succedersi delle ore che me lo fanno credere.sono più dei sogni frantumati e delle speranze attaccate a fili invisibili.
ci siamo,sì.
ma non so dirti altro.
so solo che è arrivato il momento.lo prepariamo da mesi,e ora,è quà.
e oltre ad un saluto e ad una lacrima non sappiamo che altro fare.
ma sarà il tempo e il succedersi degli eventi a decidere che fare di noi stessi.
a guidarci verso mete diverse,lontane.
non so più niente.
solo che..voglio imparare a sapere.

giovedì 5 agosto 2010

senza titolo.

i'm a-going back out fore the rain stars a-falling.
volevo dirti che è stato bello pensare di non esister,per un attimo.
ma fino a che avremo i piedi saldi su questa terra rossa non potremo che sentire il cuore battere,e le mani cercare mondi migliori.
passano,come occhi sconosciuti,le ore su di noi.

vado fuori ora,a provare il senso di libertà della pioggia sui vestiti.

lunedì 26 luglio 2010

da bravi figli dell'epoca nuova.

in realtà,volevo dirti,che noi non seguiamo i sogni.
ma le speranze.i sogni spesso,sono incubi,tremende paure che ci rapiscono durante il sonno e costringono il cervello a svegliarsi ancora prima che sia l'ora giusta.
paralizzano e fanno in modo che piccole lacrime sulla fronte inizino a scendere.
ma le speranze no.le speranze costruiscono mondi migliori,fanno stringere i denti e urlare contro vento.
non mi sembra nè giusto nè tanto meno sensato costruire il nostro essere sopra castelli di sabbia come i sogni.i quali a volte fanno morire e altre piangere.
perchè se ci pensi,i sogni,quando sono belli fanno male,poi,quando apri gli occhi nella speranza che sia tutto vero.
non sono sinonimo di felicità,quindi.nè di amore folle verso qualcosa o qualcuno.
quando spero di risentire i tuoi passi non fa mai male come sensazione.quando sogno che mi rincorri in una strada buia e penso sia tutto vero,apro gli occhi e una pugnalata al cuore lo distrugge,appoggiando ogni pezzo sopra il comodino.
e poi?
poi ricomincio a camminare con il peso sulle spalle.
quindi no.è inutile che mi continui a dire che sono i sogni che fortificano le nostre ossa.sono solo illusioni effimere di una realtà lontana.
le speranze,invece,aiutano a vivere.
le cicatrizzerei sopra la pelle certe notti,certe canzoni.
lo sai.
ma non sono di certo dettate dai sogni,ma da speranze a pugni chiusi e denti stretti.con gli occhi rivolti verso l'orizzonte.
la speranza di farcela,di amare,di essere amati.
la speranza.
non il sogno,non i sogni.
ecco.
iniziava così più o meno la storia.
tre settimane,e un sospiro.

As the winter winds litter London with lonely hearts
Oh the warmth in your eyes swept me into your arms
Was it love or fear of the cold that led us through the night?
For every kiss your beauty trumped my doubt

And my head told my heart
"Let love grow"
But my heart told my head
"This time no
This time no"

We'll be washed and buried one day my girl
And the time we were given will be left for the world
The flesh that lived and loved will be eaten by plague
So let the memories be good for those who stay

And my head told my heart
"Let love grow"
But my heart told my head
"This time no"
Yes, my heart told my head
"This time no
This time no"

Oh the shame that sent me off from the God that I once loved
Was the same that sent me into your arms
Oh and pestilence is won when you are lost and I am gone
And no hope, no hope will overcome

And if your strife strikes at your sleep
Remember spring swaps snow for leaves
You'll be happy and wholesome again
When the city clears and sun ascends

And my head told my heart
"Let love grow"
But my heart told my head
"This time no"

And my head told my heart
"Let love grow"
But my heart told my head
"This time no
This time no"

mercoledì 21 luglio 2010

winter winds.

in realtà avevo scritto tanto.
ma le mani poi si sono bloccate e queste telecomunicazioni ingombrano il cuore e cancellano gli spazi.
ma erano semplici parole.
ripensavo alle tue,poco fà.rileggevo la lettera che con tanta cura hai riposto nelle mie mani.ripensavo al profumo di fiori che sento sempre quando passo per la strada verso casa tua.
ci sono attimi nella vita in cui ti rendi conto che le parole sono il peggior mezzo che possiamo usare.
si scrivono fiumi di lettere pur essendo consapevoli che mai manterremo le promesse fatte.
sono solo bugie che rotolano attraverso lo spazio e il tempo.quello in cui noi viviamo,quello in cui noi continuamo a credere che sia vero.
bisogna rifugiarsi nelle parole solo con la consapevolezza di avere delle ossa forti.altrimenti,ci si frantuma le gambe e il cuore.
il tempo non cancella proprio niente.se non siamo noi a deciderlo e volerlo.
ma poi ripenso alle corse in bicicletta e ai sorrisi mai negati.
ci sono così tanti sorrisi che ci fanno stare bene.
ma molte volte tra quelli non troviamo quello che più ci riempie il cuore.
e il perchè,non lo so.
ma la verità è che nasciamo con qualcosa di negato e qualcosa di concesso.e lo si scopre solo continuando a contare quanti sassi sono caduti dalle nostre tasche.
ma pensiamola così,in fondo siamo solo vagabondi senza speranze in cerca di sensazioni tra poter tatuare sulla pelle.
pensiamola così,che il tempo non porta niente,solo i treni passano per allontanare.siamo cuori liberi che vagano per le vie sconosciute,non possiamo permetterci di rifugiarci in altre braccia,se non quelle degli alberi sotto i quali decidiamo di guardare le stelle.
non abbiamo tempo per pensare al perchè di tanto vuoto.riempiamo le nostre vite con esperienze e immagini indelebili.
è solo il pegno di essere nati liberi,questo.
pensiamola così.davvero.
e poi pensiamo anche che mancano solo poche settimane e poi un aereo mi ruberà.
e allora saranno altri,i pensieri.altre,le preoccupazioni.
le intercettazioni politiche non sono ancora arrivate ai nostri cervelli,cerchiamo di uscire dal controllo.
ma bisogna scegliere.o dentro o fuori.
dentro,si sa sempre cosa ci sia.
fuori,molto spesso no.
e non è solo per un senso di libertà,nè per una moda.ma lo scorrere del tempo voglio sentirlo sulla mia pelle.voglio sentire le ore bruciare di vitalità attraverso le reti del tempo.
non si può vivere davvero per nulla.dobbiamo decidere di essere qualcuno.altrimenti si muore con la paura e non con il sorriso tra le mani.
siamo ancora quegli eroi pronti ad affrontare ogni impresa.siamo ancora piccoli viandanti con il nodo alla gola ogni volta che si beve l'ultimo bicchiere insieme.
ripenso alle nuvole e al sole che si nasconde dietro esse.
ripenso a te,come in ogni attimo della mia vita.
ma il caldo appiccica le immagini al cuore,è solo colpa dell'umidità.non di altro.te lo giuro.
siamo così bravi,in fondo,a mentire.
nascondi le lettere.
è ora di esternarlo al mondo.
ma tranquillo, dopo torniamo là,e ci sdriamo a guardare le nuvole passare.
te lo prometto.
abbiamo a disposizione esperienze come mattoni.se alla fine della giornata non si è stanchi bisogna riavvolgere la cassetta e cercare le occasioni perse.

e allora,credo sia giusto pensare che non sia colpa nostra.che le freccie di cupido siano sempre cieche e siano intercettate dalla corruzione in cui viviamo.
è solo uno scherzo.
ma la strada ci aspetta,il mondo è troppo vasto per rimanere seduti ad aspettare.
non si muore tutte le mattine,si muore una volta sola..
vagabondi,viandanti,senza meta,senza speranza.

è ora.

notti d'estate.

ritorno al solito posto per poter riprendere in mano con tranquillità la penna e cominciare a sognare.
amo il sole che batte sulle spalle e stanca perchè ruba energia e tempo.
ma il tempo lo si conserva sempre nelle tasche più interne dei cappotti e quasi sempre crediamo che non esista.
non mi porto più dietro da giorni,ormai,l'orologio del coniglio sempre in ritardo.
conto i petali di margherite che non ci sono più per tenere il tempo dello scorrere delle ore.
sono giorni di finestre adornate e di canti di stagione.
stavo pensando al fatto che era un pò che non mi sedevo e scrivevo.non chiudevo gli occhi per poter assaporare ogni piccolo secondo di parola.
era da un pò.
ci si lascia sempre trascinare dalle emozioni del giorno,per provare a vivere di più in meno tempo.
i cerchi di cristallo sono ancora sul tavolo e la cosa più bella al mondo è vedere quelle piccole manine che continuano a tagliare e disegnare.
sporcandosi sempre di colori diversi e sempre pronte a ridere.
Maestra.
io,che non so insegnare niente e voi che ogni giorno mi fate crescere,insieme alle vostre urla.
ho bisogno di fare un giro in bici nei quartieri dove il sole è sempre alto.
chiudere gli occhi e sentire la marea non più così lontana.
ripenso al mio sogno e alle parole.
ripenso a come sia disarmante quando ci si rende conto di aver solo sognato.
ma i ricordi non fanno altro che confondere le idee e le facce delle persone che cambiano e diventano più luminose al sole di Luglio.
non ho paura,davvero.
voglio rubare ogni attimo a questi periodi di sole accecante.
lascio che il sangue scorra ancora nelle vene e cerco di intercettare tutte le parole che potrebbero farmi stare bene.
ancora di più.
non chiedo più niente,ora.
le stelle cadenti le guardo sognando,ma i desideri non li esprimo più.
non ho perso la speranza,ho solo perso la voglia.
ho deciso che è tempo di pensare a immagini di quadri che sono rimaste impresse nel cervello.
quanto ci fa stare male il cervello,ancora di più del nostro cuore che,imperterrito,continua a battere.

dopo torniamo alla stazione,e guardiamo ancora i treni passare.
sì.

domenica 18 luglio 2010

solamente.

sono così veloci le ore attraverso il tessuto della nostra pelle.
se ci penso,un pò mi spavento.le cose da concludere e iniziare sono così tante e il battito dell' orologio non aspetta nessuno.
nemmeno chi,sta correndo incontro alla vita.
ma so già che le piccole cose le scorderò lungo la strada e quelle che rimangono attaccate alla pelle cambieranno con il colore di questa.
solo un mese.
30giorni.
un mese e basta.
e poi..poi.

sabato 17 luglio 2010

diciassette anni portati così.

con un pò di ritardo mi risiedo al solito tavolo con le stesse mani,pronte,a scrivere pezzi nuovi.
la verità è che volevo provare a sentire l'emozione di diciassette anni appena arrivati.ma la verità è che non lo so.di nuovo.
siamo solo foglie cadute in autunno che ora crescono sotto il sole,non dobbiamo temere più niente del mondo.
la nostra vita scivola attraverso le ossa e molto spesso ci lascia senza fiato.camminiamo piano,tuttavia,siamo scrutatori di un mondo in rovina.
lo dicono i libri,lo dice la gente.
nonostante tutto,però,amo ancora il profumo del vento in estate e l'aria piatta e immobile delle sere bagnate dal vino.
tuttavia sono ancora capace di stupirmi e apprezzare tutte quelle sensazioni che compongono una vita intera.
non sono più sedici,sono già diciassette e ogni volta penso a quello che ho fatto e tutto quello che devo ancora fare.
ripenso ai momenti in cui le gambe tremavano e faccio frullati di emozioni passate.
credo che ognuno di noi debba vivere al massimo,fare il massimo.sentire le ossa che si sbriciolano per la vita.
credo che le occasioni non vadano sprecate e tutti i treni che vanno debbano essere seguiti.
le lacrime che verseremo nel tornare sono solo gli applausi dei nostri titoli di coda.

manca già tutto.tutti i tramonti e la sabbia negli zaini.
mancano già tutti,i sorrisi e le parole,ovviamente.
alla fine di ogni viaggio,capisci quello che è stato.se è stato.
e se ci pensi,è tutto così.
se hai vissuto,piangi molto.
se hai provato la sensazione di vita tra le ossa,verserai molte lacrime.
e allora,io non credo che si pianga solo per tristezza.
credo che molte lacrime siano il risultato di ringraziamenti e prodotti nutrienti per le nostre esperienze.
che ridere.
che vivere il nostro errare lungo fili della notte e pietre del giorno.
il nostro vagabondare per addormentarsi sotto docce gelate è solo un grido nel silenzio per rompere la monotonia.
ho gli anni precisi che tu avevi quando hai iniziato a scendere le scale.
ho gli anni che avevi tu quando sognavi sotto una coperta di stelle.
ora ce l'ho io,stretti nelle mie tasche bucate.
con il sapore di un anno in più,con l'ingenuità dell'ultimo anno da innoqua minorenne.
ma i numeri non contano.
ciò che serve è sentirsi forti.anche se,molte volte,non lo si è.
vorrei venirvi incontro per abbracciarvi e ringraziarvi.
per dirvi di non piangere,di non farlo.
ma in queso giorno caldo di Luglio decido di rimanere immobile,con i miei diciassette anni portati così.
decido di vivere,come ho fatto per tutte le volte che sognavo talmente forte che mi usciva il sangue dal naso.

siamo ancora salvi,finchè ci stupiamo.
tomorrow is the first day of the rest of my life.

giovedì 8 luglio 2010

distanze che sembravano infinite.

il rumore dei treni stamattina non mi ha fatto paura.
la mia pelle non ha sentito il bisogno di trovare un riparo,se non dalle vostre lacrime.
Buon viaggio di ritorno amici stranieri.
è stato come staccarsi il cuore e spezzarlo in due,per lasciarlo un pò a tutti.come un pezzo di pane.
ho già letto la lettera,e tornerei volentieri indietro.per vedere ancora i tuoi occhi bagnati salire sul treno con la stessa fatica con cui sei scesa.
ci rivediamo fra due anni in Uruguay,ci rivediamo lungo la strada.
non ho guardato il treno partire.
volevo ricordarti ,per sempre, vicino a me.ho scelto di avere il tuo ricordo ancora su questa terra.
i ricordi sono nostri,scegliamoli belli.
quindi,ho lasciato partire il treno,ho girato l'angolo della stazione.
mi sono seduta sull'unico spazio verde non inquinato di smog,ma solo di pensieri,e ho pianto.lacrime fittissime,lacrime dolcissime.
ho ascoltato La Locomotiva.e pensavo a voi,come passeggeri di una nuova epoca.
ho spento il telefono.ho bisogno di rimanere con me stessa seduta all'angolo del marciapiede.
quell'angolo in cui,solo ventiquattro ore fa,c'eravamo sedute noi.

e pensare che quando eravate arrivati avevate facce tanto disorientate.
e pensare che ora,non aprite più gli occhi per le lacrime.
vi porto nel cuore,uno ad uno.

gli eroi sono tutti giovani e belli.
e corre corre corre,la locomotiva.

domenica 4 luglio 2010

ricordi spezzati che tagliano il cuore.


E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent' anni portati così,
come si porta un maglione sformato su un paio di jeans;
come si sente la voglia di vivere
che scoppia un giorno e non spieghi il perchè:
un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è.

Giorni lunghi fra ieri e domani, giorni strani,
giorni a chiedersi tutto cos' era, vedersi ogni sera;
ogni sera passare su a prenderti con quel mio buffo montone orientale,
ogni sera là, a passo di danza, a salire le scale
e sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore,
quando aprivi la porta il sorriso ogni volta mi entrava nel cuore.

Poi giù al bar dove ci si ritrova, nostra alcova,
era tanto potere parlarci, giocare a guardarci,
tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino,
religione del tirare tardi e aspettare mattino;
e una notte lasciasti portarti via, solo la nebbia e noi due in sentinella,
la città addormentata non era mai stata così tanto bella.

Era facile vivere allora ogni ora,
chitarre e lampi di storie fugaci, di amori rapaci,
e ogni notte inventarsi una fantasia da bravi figli dell' epoca nuova,
ogni notte sembravi chiamare la vita a una prova.
Ma stupiti e felici scoprimmo che era nato qualcosa più in fondo,
ci sembrava d' avere trovato la chiave segreta del mondo.

Non fu facile volersi bene, restare assieme
o pensare d' avere un domani e stare lontani;
tutti e due a immaginarsi: "Con chi sarà?" In ogni cosa un pensiero costante,
un ricordo lucente e durissimo come il diamante
e a ogni passo lasciare portarci via da un' emozione non piena, non colta:
rivedersi era come rinascere ancora una volta.

Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione,
e il peccato fu creder speciale una storia normale.
Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo,
sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo.
E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa;
siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa

"The triangle tingles and the trumpet plays slow"...

Farewell, non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d' estate
con qualcosa di fragile come le storie passate:
forse un tempo poteva commuoverti, ma ora è inutile credo, perchè
ogni volta che piangi e che ridi non piangi e non ridi con me.


siamo come foglie aggrappate su un ramo in attesa.
improvvisamente così.
d'amore si vive.
ma non si muore,mai.

il mondo alla fine del mondo.

non raccontate mai niente a nessuno.se lo fate potreste in futuro sentire la mancanza di tutti.
anche se,è così difficile tenere tutto dentro di noi.
stipare ogni pensiero in un cassetto diverso per poi tenerlo chiuso per sempre.
ma forse raccontare non può far così male,la malinconia ci permette di costruire le nostre ossa di creta.
la nostalgia ci stringe il cuore e costringe questo a battere più forte,e così ci sentiamo più vivi.
questa catena non si spezzerà mai.
siamo costretti a rispondere a domande di cui non conosciamo il significato.
le cose prima devono passare sulla pelle,poi può essere cercata una risposta.altrimenti la sensazione di nuovo si cancella per sempre.
sono e sarò disposta a raccontarvi cosa scorre nelle mie vene e quanti occhi servirebbero per poter amare meglio.
tutti mi chiedono se sono agitata o no,se sono pronta o meno.
la verità è che non lo so.
so che voglio andarmene e ritrovarmi su un aereo diretto a nord.ma non so se arrivata là avrò voglia di tornare indietro o se le gambe non mi reggeranno più.
la verità è che non ne ho idea di come sarà il primo impatto.
sarà.punto e basta.
per adesso so solo che il caldo vento d'estate soffia ancora tra i capelli e che c'è luce ancora nei miei pensieri.
per il resto,c'è tempo dopo.

ho sognato che il vento dell'ovest mi prendeva leggero per mano.
ci (ri)vediamo alla fine del mondo,fra isole e terre lontane.

sabato 3 luglio 2010

all'ombra dell'ultimo sole.


ritorno a casa,dopo il lungo inverno e scopro che il tempo smussa le cose.
le riduce a briciole,per crearne di nuove.
le uniche cose che non dovrebbero diventare polvere sono le idee.dovrebbero rimanere attaccate al cervello e mantenerci vivi.
ma spesso le dimentichiamo insieme alle chiavi di casa.e indossiamo abitudini non nostre.
abbiamo tagliato i fili alle marionette che un tempo eravamo,e li abbiamo usati per costruire ponti che sono stati abbattuti con le guerre.
non spiegarmi cos'è l'amore.viviamo tempi in cui le interferenze delle televisioni intaccano le cellule del nostro cervello.
non lasciamo mai niente al caso,perchè il caso ci fa paura.
ma non avere più paura della notte.non averla da sola,se possiamo averla insieme.
abbiamo attraversato strade trafficate alle due di notte con le nostre bici sgonfie.non mi ricordo neanche come abbiamo fatto a ritrovare le chiavi per salire fino alla cima del castello.
credevo di perdere tutto,temevo di non ritrovare più i miei occhi che si erano spenti poco prima.
sono state giornate furibonde,sciolte dal sole che dall'alto picchiava le nostre gambe stanche.
non mi pesa,non mi pesa davvero fare ogni giorno per chissà quante volte venti chilometri per raggiungerti.
non mi pesa se sono certa che alla fine dell'ultimo incocrio ci sarai tu.
con un sorriso e il sangue per tenerci vive,con i nostri balli e le urla per la ricerca di una felicità misteriosa.
busserò ancora immense volte alla tua porta.per ricordarti che non sei sola,che il respiro non può mancarti.
che,nonostante viviamo anni in cui la memoria non esiste più,avremo comunque qualcosa da raccontare,da raccontarci.
ho perso il filo del discorso troppe volte.mentre ti parlavo di utopie.
siamo costretti a costruire utopie che si rivelano più resistenti dei paracaduti da cui lanciamo le nostre emozioni.
raramente ho sentito parole così scorrevoli uscire dalla bocca di una persona.
mi era sembrato quasi di ritornare indietro di due anni.quando mi ritrovavo là,seduta su quella sedia,dietro di te.
con tutte le parole,e tutta la tua precisione.
ma mentre ritorno a casa,dopo il lungo inverno,scopro che il tempo smussa le cose.
le riduce in polvere per poterne creare delle altre.
siamo matriale stipato su scaffali stretti in cui l'aria non circola,come gli ideali.
non capisco perchè ogni cosa debba finire.estinguersi.
la vita non è una ruota che gira.la vita è solo un susseguirsi di eventi che,come dite,si ripetono,perchè l'uomo,non ha immaginazione.e poi perchè,siamo bravi a sbagliare.e ci piace farlo.
continuamente,sempre meglio.
ecco perchè smussiamo le cose,gli oggetti,affiliamo coltelli che si consumano.
ecco perchè sono ancora quà a scrivere.
perchè non lo so,ma mi fa sentire meglio.più viva e più sicura che queste mie parole non finiranno con l'essere seppellite in giardino.
e neanche i libri e tutte le parole si estingueranno catturate da qualche vento del nord.
ne sono sicura,perchè la sicurezza è una sensazione che ci costruiamo noi.
ci convinciamo ogni giorno,e siamo contenti che sia così.
non mollare mai la lotta.
non abbandonare mai la nostra voglia di vivere.ritroveremo i nostri splendidi giorni archiviati in qualche museo importante.
saranno appunti di una vita dal valore inestimabile che nessuno sciuperà.

prepara le valigie,perchè il giorno di mezza estate scendiamo giù.
per vivere una notte lunga una vita.
ora.

e di nuovo,con il vento in faccia.

giovedì 1 luglio 2010

ambulanti persi nei loro sogni.

eppure qualcosa deve pur contare.
dicono tutti così.
ma così,non va.
alla gente non piace fare cose effimere.non spende denaro del proprio tempo per ascoltare ore che non verranno mai più ricordate.
stringi i denti,quindi.
la notte è quasi iniziata.
la mattina arriverà anche troppo velocemente,ma io credo in te.credo nelle tue forze.
stringi i denti.
e mentre scrivo messaggi penso ai tuoi occhi così profondi.
neri come la perdità,come la morte.
in realtà quelli persi,siamo noi.tu hai già trovato la tua ragione di essere,noi siamo ancora alla ricerca di noi stessi e prestiamo aiuto ai meno forunati,per sentirci meno diversi.
ripenso ai tuoi baratri e ai tuoi gesti a scatti.
quegli scatti che usi per dare un senso al tempo.
ma il tuo l'avrà sicuramente più del nostro.tu hai già tutto scritto addosso.noi siamo ancora alla ricerca.
adesso però chiudi tutti i libri,la soluzione non la troverai comunque.
seguimi,andiamo ad assaggiare l'aria.
i cassonetti dei gitani aspettano solo i nostri sogni.
dobbiamo cercare di far combaciare l'essere con l'apparire.
o l'apparire,con l'essere veramente.
che poi se ci pensi,è la stessa cosa.
ma tante cose si sovrappongono e noi pensiamo sia tutto diviso in categorie.
meglio la tua visione del mondo,Adin.tu che vedi tutt'insieme.mescolato,senza senso.
non ti perdi negli scaffali della memoria,lasci correre le immagini e tu corri a cercare l'acqua.
non saremo mai,uguali a noi stessi.le copie imperfette della nostra anima un giorno diventeranno polvere e ci ruberanno gli occhi.
continua a camminare tranquillo,gli alberi per l'ombra del pomeriggio ci sono ancora,le terre asfaltate accorciano le distanze,noi rimaniamo immobili.
non temere,quando dormo,guido piano.

"In partenza?"
"la valigia è ancora in cantina ma la testa ha già programmato tutto.anche se,a ore alterne,mi dimentico di dover partire."
"ma perchè proprio là?"
"oh.bè.io??bè sì.là,perchè nessuno sa chi sono."
ecco.
ma il tempo non manca più.il caldo si è insediato nella pelle.
dei nostri pomeriggi da zingari scalzi conserviamo una foto.
ti porterò a correre,lontano dai fumi delle automobili.

lunedì 28 giugno 2010

un viaggiatore ai confini del mondo.


rimaniamo avvolti nei nostri capelli caldi per il sole.
mi parli di paesaggi lontani e di tutte le tue esperienze,mentre giriamo l'angolo che porta alla strada della speranza.
quella che fai con il fiato sospeso,quella in cui cammini solo con chi hai il coraggio di raccontare di te.
mi ha fatto rinascere leggere parole scritte mesi fa.ho pensato che niente può essere perso veramente.
e sì.si impara più da una persona che da cento.
non si possono descrivere i momenti sospesi su per la collina con il prato verde come la speranza che aspetta solo di far fiorire parole nuove con i nostri gesti.
continuamo a camminare giù per le gole di strade ripide come i nostri stati d'animo.il tempo passa e i tramonti si susseguono.
oggi,non ho ancora aperto la posta,voglio aspettare.
l'aprirò quando il sole si sarà stancato e avrà lasciato posto alle stelle,quando tornando a casa scrollerò dalla schiena i soliti sorrisi e andrò alla ricerca di parole solo per me.
parole delicate come coltelli.
o come nuvole lontane.
non lo so.
tra un racconto e l'altro lasci perdere i miei difetti,mi dimentico dei tuoi pregi.
sono così grandi che si combinano insieme per dare vita a esseri umani che non ci assomigliano.
proprio come quelle persone a cui siamo soliti chiedere di noi.
domandiamo il perchè di tante cose a persone che hanno storie scritte addosso,diverse dalle nostre.
ci prendiamo gioco dei pali della luce,pensando che siano acchiappa sogni all'altezza delle nostre aspettati.
tranquillo,aspetterò domani,per avere nostalgia.
e io,che non volevo nemmeno essere presente.e io che stavo per perdermi tutto.
grazie,anima salva per avermi allungato un'ancora di speranza.
è ora di mettersi alla prova.
è ora di non avere più timore di niente.nemmeno di noi stessi.
è ora di esternarlo.
i now walk into the wild.

di nuovo il profumo di erba bagnata nel naso.di nuovo questo bisogno di vivere.

sabato 26 giugno 2010

appunti di una vita dal valore inestimabile.

strano il sapore della carta che avevo tra le mani poco fà.
il profumo di pioggia è già svanito dietro la nuvola più bianca che c'è in cielo,ora,sopra di noi.
il sole è arrivato per bruciare gli occhi curiosi che cercano di leggere parole in inglese che cerchiamo di tradurre attraverso segnali del tempo.
lascia sempre disarmati trovare la frase perfetta per ogni situazione.
lascia sempre disarmati sapere che c'è qualcuno che mi sta aspettando.
è arrivato tutto in un tardo pomeriggio di un giorno soleggiato.
non era neanche troppo grande,quella busta.
era solo luccicante di ideali e sogni relizzati,non più,smantellati.
non uccidiamo le idee,non freniamo le nostre parole come scudi contro una società che affoga nel menfreghismo e l'ipocrisia.
siamo tutti ipocriti,ma possiamo sempre salvarci,ci sono salvagenti che aspettano solo braccia ansiose di un nuovo mondo.
chissà come sarà,una volta atterrata in quella terra straniera.
chissà se davvero riderò e i miei occhi luccicheranno.chissà se non avrò voglia di urlare o di stare immobile,con il vento contro.
chissà se.
la musica rimane sempre nelle orecchie,come l'unica cosa che non cambierà,l'unica bussola lungo il cammino.
non ho molte certezze.
ho tanti sogni spezzati e baci rinchiusi nelle tasche,ho tanti sogni e i miei occhi sono gonfi di vita.
ho tante strade ancora da visitare,ho posti scnosciuti che scandiscono le ore delle giornate che vivrò quando con un anno in più e una paura di meno volerò in alto.
ho venduto bugie a mendicanti che chiedevano cibo.mentre,a piedi scalzi,per quaranta notti abbiamo ballato e cantato.
è stato bello assaggiare le tue menzogne,è stato bello riuscire a non ricordarle più.
non chiedermi più informazioni,non chiedermi più indicazioni,non ce l'ho,non l'ho mai letto il biglietto di istruzioni per questa vita.
e non lo leggerò mai.
fuggiamo,come pazzi e ubriachi,dal tessuto della società che cerca di catturare le menti più lontane.

e intanto ti telefono,per dirti che devo leggere con te alcune cose.alcune parole.
sono così dolci,vedrai,saranno come il miele.
ora è tutto sistemato,mancano poche ore di distanza e qualche saluto.
la mia mamma finlandese mi sta aspettando,il mio nuovo cagnolino ha detto che non morirà prima di avermi visto.

ci troveremo,ancora sai,qualche splendido giorno.
ridermo delle nostre strane vite,un giorno.
adesso,è ancora presto.
Buon Viaggio,amigo querido.

martedì 22 giugno 2010

antichi profumi.

ripensavo alle corse lungo i prati e le discese in bici su per i ponti.
mi sono ricordata delle braccia aperte mentre rotolavamo giù per le colline verdi di Luglio.
ripensavo alle strade fatte,alle persone incontrate.
ma solo oggi ho trovato il momento per rendere tutto indelebile.
avevo bisogno di lasciare il segno di queste parole da qualche parte.ho chiuso la porta,per un attimo,e mi sono fermata.
mentre il computer cancella le immagini io archivio emozioni.
anche se la stanchezza si fa sentire sulla pelle svegliarsi con il sole appena sorto fa sempre lo stesso effetto.
quella sensazione che continua mentre percorri la stessa strada.
ho smesso di contare i giorni che ci separano dalla partenza e ho chiuso tutte le ricerche e i dubbi sorti.
il rumore dei treni che corrono veloci lungo le rotaie è quello che preferisco.rimane così,bene,cicatrizzano nelle orecchie.resta per secondi interi impresso nella memoria.
e nemmeno il bicchiere più sottile potrebbe fischiare come le ruote del nostro cuore lungo le rotaie delle nostre vene.
lasciamo passare ore collezionando emozioni.ascoltiamo musica e ci nutriamo di note.
note e immaginazione.
cresciamo insieme ai sogni che corrono sempre troppo veloci.
e adesso.portami ancora là,dove possiamo seguire gli aerei che prendono il volo ed esprimere i nostri migliori desideri segnando con il dito la loro scia.
non sarebbe opportuno disegnare sul muro facce uguali di persone diverse.
per questo ti dico che dall'allora sono cambiati i nostri occhi e le nostre vite.
ma i prati sono sempre gli stessi e le nostre bici un pò più sgonfie,ma sempre pronte.
le nostre gambe non cederanno più al suono delle campane.
e non sarebbe giusto dire che dall'allora non è cambiato niente.
il tempo passa e lima la vita,questo lo sai.
e i nostri discorsi sul balcone aumentano sempre.
ed è giusto lasciarla correre questa vita lungo le rotaie,è giusto guardarla partire e vederla tornare.
non sarà mai come prima,perchè esistono i ricordi,perchè i cambiamenti migliorano le persone e le vite.
perchè ci ritroveremo ancora a passeggiare lungo il porto con il sole che cade nell'acqua,e avremo tanto da raccontarci.

ma per adesso continuamo ad ascoltare il rumore dei treni.

non si contano più le ore,ho smesso di farlo da quando il tramonto sembra la luce dei tuoi occhi.
ripensavo,poco fà,alle corse lungo i fiumi.alle risate,ai nostri vestiti stropocciati dal vento dei treni.
grazie,grazie per queste cicatrici di emozioni.
facciamoci consumare,da questa vita.

domenica 13 giugno 2010

il segreto dei suoi occhi.

con me non devi essere niente.
devi essere una vita spezzata a metà e poi ricucita.

ricominciamo tutto.ho capito perchè sbagliamo,ho capito qual è lo sbaglio.
ci stiamo condannando da soli a un ergastolo dall'amore eterno.
siamo dannati e arriviamo ad essere polvere.
ma la polvere costruisce città invisibili e viene spazzata via con un colpo di vento.
la soluzione si nasconde dietro ai tuoi occhi.
così profondi,così disarmanti.
e mentre la vita passa sopra la pelle, noi ci copriamo con magliette che odorano di profumi multiculturali per sentirci parte del mondo.

suoniamo musiche parallele nelle vie della nostra città,come menestrelli falliti in cerca di pezzi di giornale per fermare il tempo.
sei la mia ancora di salvezza,sei la mia boccata d'aria,quando esco con le lacrime in tasca e i sorrisi sparsi nel cappello.

sono come colpi d'aria gelata,questi.
non voglio infrangere nessuna regola,nessun patto.
ma sotto i binari di questo treno mi ritrovo a vivere sempre io.
le corde più resistenti sono legate intorno ai miei polsi.
il treno deraglia,ma mai sui miei binari.
con un colpo,ogni volta che mi parli,mi frantumi le ossa.ho le ossa fragili,lo sai.
e io,devo solo imparare,a cucire con fili sottili e trasparenti le mie parole che cercano di scagliarsi contro i tuoi capelli sempre perfetti.
di guerre mondiali ce ne sono state a sufficienza,il mio è un processo digestivo che non andrà mai a termine.
non ci sei mai stata quando con la paura negli occhi bussavo alla tua porta.
mi hai sempre sbattuto le risposte in faccia,nascondendoti all'ombra dell'ultimo sole.
quel sole,con cui io morivo.
appena ricevevo la solita busta vuota.
ma chiudo tutto,ripongo tutto nell ultimo cassetto dei miei ricordi.
perchè per essere vivi bisogna fare così.
alzo la cornetta e chiamo chi,alle due di notte di un sabato qualunque mi tiene la mano fino a morire di gioia.
chiudo tutto e mando ancora giù,questo sapore amaro di ingiustizia.
perchè per poter scrivere bisogna fare sacrifici.
i ricordi sono nostri,li conserviamo noi.che almeno siano belli.

con me non devi essere niente.
devi essere una vita spezzata a metà e poi ricucita.

ho capito,ho già capito tutto.
sbagliamo,per continuare a farlo.
non ci fermeremo,neanche davanti alla fine del mondo.
ma una giustizia ci sarà,per chi con le mani ha costruito futuri.

meno male,che i tuoi sorrisi mi rigenerano la pelle.
meno male.

giovedì 10 giugno 2010

quaranta notti.

erano cent'anni di solitudine,i nostri.
l'ho capito proprio ieri mattina,quando seduti su quattro scale ci siamo scmbiati le vite.
vedi,com'è semplice sentirsi vivi?
è così bello accarezzare pensieri lontani insieme,sulla stessa barca,in un mare in tempesta.
rotolavamo ancora spogliati dalle nostre paure e correvamo giù per discese che portavano a baratri vuoti,ampi,come i nostri cuori malandati.
non troveranno mai,una medicina per i nostri cervelli malati.
siamo malati terminali di amore,sogniamo mondi migliori in fondo alle strade,seduti dentro a cassonetti del rudo,buttiamo via tutto il marcio del mondo.

proprio ieri,mentre tornavo a casa e sentivo l'asfalto liscio rubarmi un pò di energia,ho chiuso gli occhi e ho ripensato a tutti gli attimi salvati nell vene.
fanno parte del nostro patrimonio,saranno cerotti in momenti di sconforto,saranno aquiloni che continueranno a volare,anche in mancanza di vento.
perchè si sa,bisogna essere bravi.il vento non c'entra niente.
e noi lo siamo.lo siamo da morire.
da morirci dentro a questa voglia di vivere,da piangerci sopra a tutte le paure.
siamo cassette di film vecchi che stringono il cuore,siamo piedi scalzi e dolenti che continuano a camminare con il sole in faccia e il freddo nelle vene.

la città presenta sempre facce diverse.e l'ho capito solo ora,mentre l'autobus che non passa mai per la solita fermata ha scaricato tutta la stanchezza nello smog.
rimane solo il gas,nell'aria.
rimane solo la nostra voce,nell'oblio.

siamo rimasti solo gesti,e voce.
memorizziamo la voce delle persone,per riconoscerle.azioniamo percorsi che si spiegano solo a parole.
perdiamo innumerevoli quantità di lettere nell'aria,non conserviamo niente,sprechiamo parole su parole e siamo felici di non vendere sorrisi.
il vento soffia dentro noi,e noi soffiamo fuori parole.
senza attaccarle accuratamente al cervello,per riaverle indietro.per non lasciarle orfane.
basta un secondo per parlare,e un anno non basta per ricordare tutto.
non bastano più le cassette colorate che ci regalavano le nonne per contenere tutta una vita.
perchè la vita si prede gioco di noi.
è sia lunga che effimera.
è sia concreta che terribilmente astratta.
ma questo lo capisci solo dopo che impari a conoscere la strada.quella che ti porta lontano,quello su cui devi fare i conti ogni giorno.
sprechiamo parole,questo sì.
ma siamo sempre alla ricerca di parole che non arrivano,che non vengono imbucate in modo corretto.
siamo alla ricerca di quartieri in cui sentirsi parte di qualcosa.
in cui non saremo dimenticati come cani alle due di notte.

ci toccherà di amare quello che siamo,come siamo.
nonè facile,è vero.
ma siamo tutti dei ricci,a cui manca l'eleganza.
siamo animali in cerca della nostra ragione di vita,in evoluzione in un mondo sempre troppo arretrato.
mai più ci staremo dentro alle righe,staremo sempre fuori.d'ora in poi.
impariamo a tenerci stretti i giorni,il tempo corre e non si può fermare.
mille anni ancora,e la nostra anima è proprio un bell'inganno.

ed è una gran fortuna avere ancora tutto da perdere.
una di quelle fortune che vedi attaccate nei cartelloni fuori di casa.
continueremo a ridere a dirotto,vicino ai destributori automatici di speranze.
sempre,con lo stesso pensiero tra le mani.
ce ne andremo un giorno,ma non coltiveremo assenze.lasceremo solo l'alone dei nostri sogni stampato sul marciapiede.

me ne vado capito?
lontano,su,al nord.
ma il tempo è sempre troppo arrogante.
non lascia il tempo di rendersene conto,questa tempo.
continua a far morire gente,mentre noi ci sentiamo immortali.
e ci ritroviamo sfrattati a vivere sotto un ponte,potendo finalmente vedere le stelle.
senza limiti per i nostri occhi.
e intanto mi spiegherai che bene ti ha fatto questo amore incondizionato,questo senso di libertà trovato in qualcun altro.
tu,non eri nessuno,prima di essere te stesso.
non eri nemmeno aria,eravamo solo pensieri.
e i pensieri,non sempre fanno bene.

vorrei che queste mie parole ti servissero per qualcosa,almeno per respirare.
vorrei farti capire che una cosa è certa.
non si muore tutte le mattine,si muore una volta sola.

lunedì 7 giugno 2010

i tuoi sogni smantellati.

siamo di nuovo poveri.
mentre i tuoi sogni sono deportati in Siberia,mentre ti addormenti.
ma ci addormenteremo all'ombra di un sole appena tramontato,anche stasera.
facendo ordine nei nostri pensieri,ammazzandoci di vita e di speranze.

tutto quel che posso dire è che il cerchio intorno al cuore rimarrà,ancora per un pò.un pallino,come quelli che devi disegnare per indicare la tua scelta.un'impronta che rimarrà,ancora per un pò.
ma i campi profumano ancora di vita,e le ruote corrono veloci sull'asfalto.
mi è sembrato di parlarti,poco fà.
ma era solo un impulso dettato dal cuore,più che dal cervello.
non preoccuparti,non mi preoccupo.

da Lavorare Stanca.
(...)
Solo un sogno
gli è rimasto nel sangue:ha incrociato una volta
da fuochista su un legno olandese da pesca,il Cetaceo,
e ha veduto volare i ramponi pesanti del sole,
ha veduto fuggire balene tra schiume di sangue
e inseguirle e innalzarsi le code e lottare alla lancia.
Me ne accenna talvolta.

Ma quando gli dico
ch'egli è tra i fortunati che han visto l'aurora
sulle isole più belle della terra,
al ricordo sorride e risponde che il sole
si levava che il giorno era vecchio per loro.

domenica 6 giugno 2010

sedie di paglia.

tutt'intorno c'è un rumoroso silenzio.
siamo solo briciole di ricordi,sono solo pesi allo stomaco che si stanno sciogliendo.
è normale che,appena chiudi la porta il mondo fuori si ripresenti come sempre,a bussare alla porta del cervello.a far scorrere tutti i momenti.
però,trattienili tutti e lasciali tutti liberi.
non è un peso,è solo il tempo che passa e scorre,sono solo anni in più sulle nostre spalle.
sarà bello ripassare per quei campi,sarà malinconico pensare che oggi è già un giorno che abbiamo chiuso quella porta,scendendo quelle scale.

stammi vicino davvero.
stammi vicino,ti prego.

stanne certo,non sono sensazioni dettate dalle vene,non sono emozioni dettate dalla pelle.
preovengono tutte dal cuore,e forse anche dal cervello.
ho letto il messaggio,stamattina,presto.
mentre ero seduta,insieme ad altri sorrisi,sul marciapiede ad aspettare risposte.
ho letto tutto d'una lacrima,non ho saltato nessun passaggio.
e la canzone sussurrata lungo le ore della giornata,era la medicina giusta contro la malinconia.

è solo il giorno dopo l'ultimo giorno.è solo un altro giorno trascorso nella vita.
il tempo passa,e fermalo se puoi.
allora,raccontiamoci le storie passate e quelle ancora da scoprire.
non teniamo all'ombra dei sentimenti le sensazioni che modellano la pelle,esprimiamo con sogni utopici i nostri mali.
sputiamo fuori,questa nostra normale malinconia.

è finita.
ce l'ho fatta.

venerdì 4 giugno 2010

it's all over now,baby blue.

avrei voluto bloccare il tempo,perchè è bello rimanere contro vento.
perchè è normale aver voglia di sentirsi vivi.
non mi ricordo,di preciso,come dovrei sentirmi.so che il mio cuore batte,come sotto il sole,con le margherite sulla faccia.
le mani tremano come sempre e gli occhi scorrono veloci lungo la superficie lucida della vita.
sono pochi i giorni,sono davvero pochi.
sono così strani,settantacinque.
ma questo non importa,perchè l'amore ci salverà,anche quando le case continueranno a cadere e le petroliere si romperanno in mare.
e poi,poi sarà disarmante riuscire,domani,a descrivere le nostre sensazioni sui petali d'erba.domani,quando l'ultima campanella suonerà insistente nelle orecchie.
non ci si rende mai conto di questi attimi,non si finisce mai di contarsi le lacrime.
è così strano pensare ai cannoni che sputano speranze e ai prati senza margherite.
scivola tutta silenziosa lungo gli occhi,la sensazione di aver davanti un mondo intero.
ma non ho paura,non ho paura davvero.
ho un cuore grande che vuole esserlo ancora di più.
ho occhi scuri che vogliono diventare chiari di vita.
quindi sì.una lacrima la lascerò al vento,perchè è normale così.perchè è così che deve essere.
un abbraccio,forte,sotto tutto il rumore delle mani che toccano la terra.
sopra tutti gli occhi che cercano sorrisi.
un abbraccio per non perdere il particolare dell'altro.
saremo come onde dello stesso mare,saremo come un oceanomare.
è tutto così,improvvisamente,presentato sul foglio dei pensieri.silenzioso e pieno di vita,lungo le ore della giornata.
fammi credere che abbiamo ancora tempo per scambiarci la pelle,fammi credere che impareremo lingue diverse come i nostri difetti.

ci sono molte cose che dimentico tornando a casa,per custodirle in una parte migliore di me,nascosta da tutto il rumore dei miei passi.
volevo dirti in un orecchio,che il tumulto dei giorni passati sta salendo fino in gola.bloccando il respiro e aumentando il battito del cuore.
saremo eroi,con le nostre armi migliori.saremo ricordi,per chi non avrà più nessuno da amare.
saremo noi,noi stessi,e basterà essere tagliati a pezzetti,per poi essere raccolti dal vento.

so che ti piacerebbe essere tamburi suonati con ritmi zigani in fondo alla via.so,che quest'aria nuova di adii è solo la cornice della nostra esistenza.
tuttavia,continuamo a sfidare la sorte.
prima o poi saremo rapiti,prima o poi diventeremo argilla,per essere modellati da qualche signore in cerca di compagnia.
non al denaro,non all'amore nè al cielo.
solo per noi,solo per piccole briciole di sudore spese lungo la strada.

ma l'importante,sappi,che è rimanere on the road,sempre.
conservare quei piccoli e indissolubili ideali di vita di alcune persone.
perchè non si muore tutte le mattina.
questo no.

dai,stacchiamoci da questa realtà.
dai.

mercoledì 2 giugno 2010

farò rifare l'asfalto per quando tornerai.

era un pò che non assaggiavo la vita su un prato.
è stato come trovare vecchi sorrisi riportando tutto a casa,e trovare nuove speranze tra i sogni.
ma intanto le guerre continuano e i missili colpiscono cervelli innocenti.siamo tutti dannati,siamo tutti rinchiusi in una gambia senza fondo.
ma le tue parole,in fondo,nascondono ancora il solito respiro di sollievo.
è così veloce il tempo,è così piccolo il nostro cuore.
ma è bello sapere che abbiamo toccato con i nostri piedi stanchi ogni posto in cui si parlava di mondo migliore.
mentre le antenne televisive continuavano a trasmettere inquinamento per il cuore.
sono questi,dopotutto,i giorni in cui con un piccolo gesto riesci ancora a scompigliare la mappa delle certezze.con il cuore stretto in gola,e le mani dentro altre mani,da scaldare.
forse,è solo l'ultimo dei sogni che morirà con il tramonto dei nostri occhi.ma so,e ne sono certa,che la mattina tornerà con il solito profumo di ebano nell'aria.
finchè rimarrà ancora nell'aria il profumo di ebano potremo pensare di non essere del tutto destinati alla distruzione.

che infinito e immenso cielo,sarebbe il mondo se assomigliasse a te.

affogo mentre penso a un motivo per salvarmi.

passeggiavo sulla rive del fiume mentre il vento del nord continua ad infilarsi tra i capelli.scompigliando i pensieri.
è una giornata calda.una giornata che ti scioglie i nodi della gola raccolti la sera prima.
so,che il tempo è sempre codardo.so,che le ore dell'orologio ingannano sempre chi le guarda.ma so,che continuare a ridere con te suonando canzoni di artisti scomparsi è la cosa che più mi pulisce il cuore di ogni paura.
il tramonto dentro la chitarra e il sole nei denti erano lo specchio di anime salve che cercavano la loro dannazione perfetta.
rotoleremo perduti tra sacchi di immondizia,solo perchè i Pink Floid rimaranno ancora intrappolati nel nostro stereo.ma ci salveremo,appesi a un filo dove passano i pensieri più segreti.
ma srotoleremo fogli di carta contenenti la soluzione migliore.
tieni duro,il sole continua a splendere.lasciati di giudare dalle note pazze di un poeta perso tra i binari.
lasciati giudare da questo due giugno di sole.
da questo mese,che colpisce dritto negli occhi.

e di nuovo,with grace in your heart and flowers in your hair.